“Istituire i corridoi venatori solo se non si oppongono ad essi i conduttori o i proprietari di più del 60 per cento dei fondi interessati”.
E’ questo, in sintesi, il contenuto di un Progetto di legge presentato in Consiglio regionale del Veneto da Diego Bottacin e Guido Trento, del Gruppo del Partito Democratico, con il quale si propone la modifica della legge regionale 1/2007, “Piano faunistico-venatorio regionale (2007-2012)”.
La modifica riguarda l’istituzione dei corridoi venatori, ovvero delle “distanze fra aziende faunistico venatorie e zone adibite a parco, riserve naturali, oasi di protezione e zone di ripopolamento e cattura, nonché fra aziende faunistico venatorie e fra azienda faunistico venatoria e gli istituti a gestione privata fissate dalle Province nella misura minima di metri 500” all’interno delle quali è possibile praticare liberamente la caccia.
In base a questa norma, in occasione dell’apertura della caccia, nella provincia di Treviso, unica del Veneto in cui i corridoi erano stati istituiti, si è assistito ad una vera e propria mattanza, e si sono registrati danni purtroppo ingenti alle colture e alle strutture agrarie, come hanno più volte denunciato le principali associazioni degli agricoltori.
In pochi giorni, nelle aree interessate, si sono bruciati i risultati di anni di impegno per l’ambiente da parte degli agricoltori e dei titolari degli istituti venatori privati. A ciò si sono aggiunti danni ingenti alle produzioni agricole in atto ed in particolare a frutteti,vigneti, uliveti e agli impianti irrigui specializzati.
I due commi proposti da Bottacin e Trento a modifica dell’articolo 35 del Piano, dicono che:
“Il provvedimento che determina il perimetro delle distanze deve essere notificato ai proprietari, possessori o conduttori dei fondi interessati e pubblicato mediante affissione all’albo pretorio dei Comuni territorialmente interessati”.
“Qualora nei 30 giorni successivi alla notifica venga presentata opposizione motivata in carta semplice ed esente da oneri fiscali da parte dei proprietari, possessori o conduttori di fondi costituenti almeno il 40% della superficie complessiva interessata dalle distanze, le stesse non possono essere istituite.”.
“Riteniamo –affermano in una nota i Consiglieri Bottacin e Trento- questa modifica coerente anche con i dettami della L 157/1992, che prevede il consenso di tutti i proprietari o conduttori dei fondi interessati nei casi in cui si vogliano istituire oasi di protezione, rifugio, riproduzione e sosta della fauna selvatica, zone di ripopolamento e cattura, centri pubblici di riproduzione della fauna selvatica allo stato naturale, ai fini di ricostituzione delle popolazioni autoctone. A maggior ragione quindi, si ritiene necessario l’ottenimento del consenso da parte di questi soggetti nei casi in cui sia prevista l’istituzione di zone di “libera caccia”.
Con il progetto di legge proposto si vuole dunque modificare quanto prevede il “Piano Faunistico Venatorio 2007-2012”, dotando i proprietari dei fondi e le aziende esistenti di uno strumento incisivo per poter avere voce in capitolo su disposizioni legislative che altrimenti – com’è fin’ora accaduto nei territori in cui sono state applicate – ne minerebbero la stessa ragion d’essere, negando oltretutto loro i più elementari strumenti di partecipazione.
I corridoi, infatti, in provincia di Treviso, erano stati istituiti in gran fretta, senza concordare con i soggetti interessati la scelta delle modalità ed, in particolare, dei luoghi, dando luogo ad una concorrenza poco corretta tra i proprietari/conduttori dei fondi e di queste aziende e coloro che hanno praticato liberamente la caccia all’interno delle “distanze venatorie”.