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Treviso 05/05/2008
da Veneto Domani, n.3
L’editoriale

“L’esito del voto deve essere oggetto di una riflessione severa e approfondita per far emergere le vere cause di un risultato insoddisfacente e, soprattutto, per indirizzare le scelte politiche future. Il voto politico evidenzia non solo la fragilità del PD, ma soprattutto la sua vera debolezza strutturale: ha assorbito con grande efficacia voti dalla sinistra mentre, al centro, non solo non ha sfondato, ma non è riuscito neanche ad arginare un fragoroso smottamento verso udc, pdl e anche lega.

Eppure “voti in movimento” ce ne sono stati tanti. Come mai prima. In Veneto il Pdl, da solo, perde quasi un voto ogni dieci. Perché il Pd non intercetta nessuno di questi voti? Questa è la domanda da cui partire.

Certo, abbiamo pagato il giudizio negativo sul governo, il (nuovo) fallimento della coalizione larga, un partito ancora in costruzione, il poco tempo per comunicare con efficacia la svolta di Veltroni, la nuova linea politica.

Ma credo vadano indagate con consapevolezza maggiore di quella fin qui emersa, almeno altre due ragioni della sconfitta. La prima: la scarsa credibilità di un programma e di una stagione politica nuovi se a rappresentarla è l’intero universo (candidati, capilista e dirigenti) della stagione precedente. La seconda: la drammatica assenza di un vero radicamento del Pd sul territorio e la necessità di una totale discontinuità con l’organizzazione accentrata dei partiti fondatori.

E non a caso è un candidato credibile perché da sempre radicato nella sua città, è una campagna elettorale fatta ogni giorno nei quartieri e nei mercati da molte decine di volontari e militanti a regalarci l’unica vera vittoria di questa tornata elettorale. E non è un caso che Variati a Vicenza non abbia voluto nessun comizio di leader nazionali. Non certo per annacquare l’appartenenza politica (era capogruppo del Pd in Regione), ma per ribadire la centralità del suo territorio”.


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