Qual è il bilancio di questa lunga giornata nella capitale? «Sicuramente positivo. Siamo in tanti: 350 sindaci veneti, almeno quaranta quelli trevigiani. Abbiamo dimostrato che per tutelare al meglio il nostro territorio ci si può muovere insieme, senza distinzioni di partito».
Però non c’era nessun primo cittadino leghista. E il ministro Calderoli non vi voleva ricevere. Come valuta questo atteggiamento della Lega nei vostri confronti? «Stupisce. Il federalismo è sempre stato un loro cavallo di battaglia. E ora che 350 sindaci vanno fino a Roma per chiedere al governo la compartecipazione del 20 per cento dell’Irpef, loro cosa fanno? Non si muovono. Evidentemente si stanno adeguando ai tempi romani. Il problema è che la Lega ci vede come concorrenti».
Comunque sia siete stati ricevuti dal ministro degli Affari regionali, Raffaele Fitto, e una delegazione è andata anche da Tremonti. E’ un segnale di attenzione? «Noi non avevamo fatto alcuna richiesta al ministro dell’Economia. Credo sia positivo che si sia mosso lui per primo. Ora però vogliamo fatti concreti. L’apprezzamento non ci basta più».
Più di una decina di anni fa il movimento dei sindaci, dopo tanto rumore, si è sfaldato. Qual è la differenza tra allora e oggi? «Non possiamo più aspettare. Siamo in difficoltà nell’erogazione dei servizi ai nostri cittadini. Sappiamo che la finanza pubblica non è in buona condizione, ma il territorio ora è in credito nei confronti dello Stato. E qualcosa deve essere fatto».
Dunque siete i veri rappresentanti del territorio? «Più che altro siamo gli unici. I parlamentari ormai vivono lontano e si sentono garantiti da una legge elettorale che li incorona dall’alto».
Ma per fare un esempio concreto: qual è la situazione del suo Comune, Preganziol, e cosa cambierebbe compartecipando al 20 per cento dell’Irpef? «La situazione è insostenibile. Abbiamo un imponibile Irpef da oltre 200 milioni ma incassiamo solo 1 milione e 800 mila euro di trasferimenti. Percentuale? Il 4,4 per cento di quanto prodotto come gettito dell’imposta sulle persone fisiche. Il problema deve essere risolto».
Quali saranno i vostri prossimi passi per portare a casa questa battaglia sulla strada del federalismo? «La marcia dei sindaci del 20% è stata necessaria, dato che il governo non riesce più ad assicurare le entrate ai Comuni. Ora dovremo tornare a riunirci e fare il punto della situazione anche su quanto ha detto il ministro Tremonti alla delegazione che ha ricevuto».
Resterà comunque un movimento trasversale? «A Roma c’erano sindaci del Partito democratico ma anche del centrodestra. Gente da tutto il Nordest cosciente di quali sono le priorità. E’ una iniziativa necessaria, visto che il governo si è impantanato anche sull’Ici». |