“Sono il federalismo annunciato i 140 miliardi di euro al Comune di Catania o i 500 milioni all’anno di euro per Roma Capitale? O sono, invece, un regalo che la Lega “di governo” ha accettato di fare all’ex sindaco di Catania, nonché medico personale di Berlusconi, da una parte, ed al sindaco AN di Roma dall’altra?”.
Diego Bottacin, Consigliere regionale del Partito Democratico commenta sarcastico la querelle nata in casa leghista a Treviso tra Gentilini, Gobbo e Manzato sul movimento dei “sindaci del Piave” e sulle loro richieste.
“Gentilini –sostiene Bottacin- ha avuto il coraggio di dire una verità che per la Lega è molto scomoda: quelle dei sindaci sono richieste sacrosante per evitare di mandare all’aria i conti di tutti i comuni, mentre il disegno di legge Calderoli sul federalismo non solo non definisce subito una redistribuzione equa delle risorse, ma si fa beffa dei comuni virtuosi regalando una mare di euro a quelli dissestati, se però amici del “padrone del vapore”. Anche un bambino può capire dove sta il centralismo”.
In questa vicenda che ha visti schierati tutti i sindaci leghisti “contro”, per Bottacin fa pena vedere i sindaci del Carroccio che si scoprono improvvisamente (per ordine di scuderia) iper realisti, iper moderati e fans della gradualità. Altro che federalismo solidale, basta con il federalismo alla catalana o alla canadese, è arrivato il tempo del federalismo graduale!
“La stumentalità di questa posizione –commenta Bottacin- è evidente e motivata solo dalla paura che la richiesta del 20% di Irpef ai comuni rubi la scena alla Lega. In realtà la richiesta dei sindaci del Piave è giusta e sacrosanta. E’ vero, non è il federalismo fiscale. La misura di per sé non è né federalista né antifederalista. E’ semplicemente giusta. E come tale, siccome supera la grande iniquità dei trasferimenti statali ai comuni fatti sulla base della spesa storica, è un provvedimento che renderebbe più facile, più veloce, meno graduale e più efficace anche il federalismo fiscale che di sta decidendo di adottare”.
A giudizio di Bottacin, infatti, il federalismo fiscale in Italia o sarà una presa in giro o dovrà rimodulare la distribuzione delle risorse fiscali nel Paese. Dovrà, per esempio, stabilire qual è il costo medio del servizio sanitario, o di quello per l’istruzione e togliere risorse a quelle regioni che per gestire quei servizi sono abituate a spendere molto di più della media. Fare questo sarà molto più facile e agevole se i trasferimenti dello stato saranno fatti sulla base della ricchezza prodotta e non sulla base della spesa storica come avviene oggi.
I provvedimenti tesi al risparmio della spesa negli enti locali hanno finora hanno colpito gli enti tutti allo stesso modo buoni o cattivi che fossero in tema di gestione delle risorse pubbliche. “L’attribuzione del 20% dell’Irpef ai comuni –conclude Bottacin- viceversa è un provvedimento che responsabilizza e incentiva i comuni ad operare a favore dello sviluppo economico locale, non è la soluzione ai mali d’Italia, ma è sicuramente un modo semplice, attuabile subito, che rende giustizia di un sistema iniquo che ha premiato per decenni sprechi e inefficienza, mette in moto comportamenti virtuosi e rende più facile l’attuazione di qualsiasi progetto di federalismo fiscale”. |