In Veneto l’esercizio della funzione programmatoria, fondamentale per il governo della sanità pubblica, è stato da tempo abbandonato: l’ultimo piano socio-sanitario risale infatti a dodici anni fa. Per questo oggi il nostro sistema sanitario rischia il collasso, alle prese con un sovraccarico di domanda e una capacità di offerta non appropriata.
Tutti richiami che il governo regionale continua ad ignorare, vista anche la decisione di gratificare con laute somme i direttori generali delle AULSS senza riguardo al diverso grado di raggiungimento degli obiettivi, premiando così anche gli sprechi e le inefficienze.
Nella V commissione consiliare si è cercato di porre rimedio ad alcune disparità attraverso la distribuzione alle AULSS in maggiori difficoltà di circa 100 milioni di euro, ma c’è il rischio che questo accordo sia reso vano dagli effetti della delibera della Giunta che impone ai direttori regionali di ridurre la spesa sanitaria di 83 milioni entro il 31 dicembre.
Tagli e solo tagli, quindi, il tutto in un contesto di crescente bisogno sanitario. Le stime sull’andamento demografico del Veneto, influenzato dal progressivo invecchiamento della polazione, rilevano infatti che da qui al 2050 il bisogno di prestazioni sanitarie aumenterà notevolmente: non si può quindi ipotizzare di erogare nei prossimi anni la stessa quota di PIL alla sanità altrimenti il 50% della spesa (il doppio quindi dell’attuale 25%) ricadrà sull’utenza.
Si tratta di un atteggiamento irresponsabile da parte della Giunta regionale: è necessario al più presto un intervento strutturale per riformare il sistema, altrimenti verrà minata l’universalità stessa del diritto alla salute, fondamento del nostro sistema sanitario.
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