Dopo aver atteso per anni l’approvazione del nuovo Piano Regionale Attività
di Cava (PRAC), adottato nel 2003, la Giunta l’ha approvato a fine ottobre 2008
millantando di aver ridotto il quantitativo scavabile. Ma questa sbandierata
riduzione è una vera e propria bufala e i numeri lo confermano: nel PRAC
adottato nel 2003 era prevista l’escavazione di 17,250 milioni di metri cubi
all’anno mentre nel PRAC 2008 si autorizza l’escavazione di 13,500 metri
cubi all’anno. Tuttavia tra il 2003 e il 2008 è stata autorizzata
l’estrazione di più di 36 milioni di metri cubi (in media più di 7 milioni
l’anno)! Ecco quindi che la quantità prevista nel 2003 era addirittura
inferiore a quella prevista dal nuovo piano, detratti i metri cubi già
autorizzati in questi cinque anni! Del tutto infondata anche la
giustificazione della Giunta regionale per questa “regalia” di nuove
autorizzazioni tra il 2003 e il 2008 in attesa del nuovo Piano: non sono più di
2 milioni di metri cubi le autorizzazioni concesse in forza di sentenze del
TAR. Sarebbe utile capire a che titolo sono stati concessi gli altri 34
milioni.
È risaputo, infatti, che il reale fabbisogno del Veneto, stimato in un
periodo precedente a quello della crisi economica che stiamo attraversando (e
dei sui pesanti riflessi sul mercato immobiliare e delle costruzioni), è già
abbondantemente soddisfatto per i prossimi 10 anni dal residuo disponibile delle
autorizzazioni già concesse. Perché quindi autorizzarne altre?
Nella provincia di Treviso sono previsti quattro Insiemi Estrattivi. Due (IE
3 e 4) sono ampliamenti (molto molto generosi) di aree già scavate, altri due
(IE 1 e 2) sono molto più piccoli e previsti su giacimenti di ghiaia ancora non
scavati.
Emerge in tutta chiarezza come la parte del leone la faccia l’IE3 che da solo
darà 6 milioni di metri cubi, mentre le tre aree restanti daranno
complessivamente 758.000 metri cubi, tutti di fatto in contesti vocati, ossia in
zone dove si potrà, tra cinque anni, presentare un progetto di estrazione in
seguito alla verifica del fabbisogno.
Il nuovo Piano prevede che il 42% dell’intera quantità di inerti estraibile
in Veneto provenga dalle cave della sola provincia di Treviso. Viene meno il
limite del 3% massimo di territorio comunale interessato da cave e si infierisce
in maniera rilevantissima su aree già compromesse (un esempio sui tutti è il
territorio del Comune di Paese) con enormi ampliamenti delle superfici
scavabili.
Il Piano 2008, infine, prevedendo l’uso intensivo delle aree già
interessate dall’attività di cava, rafforza di fatto il cartello delle
imprese che già controllano il settore e agiscono pressoché in regime di
monopolio imponendo i loro prezzi, con chiare ricadute negative sul mercato,
sulle imprese di costruzione, sulle famiglie e sul costo delle opere
pubbliche.
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