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Treviso
La Cgil di Treviso: stop ai nuovi immigrati
Barbiero: prima riassumere i nostri licenziati

A sorpresa anche la Cgil, come la Lega, si esprime per uno stop a nuovi flussi d’immigrati. Con una distinzione, tuttavia. «Noi chiediamo che non si facciano entrare altri lavoratori stranieri - precisa Paolino Barbiero, segretario provinciale della Cgil - finché non saranno assunti di nuovo coloro che sono stati parcheggiati in mobilità nel corso di questi mesi e che fra sei mesi rischiano l’espulsione». La Cgil lo dirà al tavolo sul lavoro convocato dalla Provincia per giovedì prossimo.  Prima di far entrare nuovi stranieri, insomma, è necessario ricollocare quelli espulsi dal lavoro.
Barbiero, lei è sempre più vicino alla Lega? E’ stato il Carroccio a sollecitare il blocco di nuovi ingressi d’immigrati.

«Noi non chiediamo di stoppare i flussi. Ma considerando che nella sola provincia di Treviso sono ormai migliaia gli immigrati lasciati a casa dalle aziende, col rischio tra l’altro di essere espulsi e di rimanere sul territorio in condizione di clandestini, abbiamo chiesto alle autorità che intervengano sul Governo perché si sospendano i nuovi flussi fino a che non saranno riassorbiti i disoccupati stranieri, oltre, ben s’intende, a quelli italiani».

Si tratta di una proposta che avete già formalizzato. Qual è stata la risposta?

«Penso che chi di dovere ne abbia parlato al ministro Maroni nel corso della sua recente visita a Treviso. E che sia stato interessato anche il ministro del Welfare, Sacconi. In ogni caso, rilanceremo la richiesta giovedì al tavolo convocato dal presidente della Provincia, Leonardo Muraro, con le parti sociali e le categorie economiche».

E’ una richiesta che interpella le associazioni imprenditoriali, le aziende.

«Appunto. Siamo consapevoli che questi non sono tempi da assunzioni, ma non appena si sbloccherà il mercato del lavoro, l’offerta va assicurata a chi si trova nelle liste della mobilità, italiano o straniero che sia. Ci sono immigrati che si sono integrati e che, magari, hanno in corso il pagamento del mutuo della casa e si sono fatti raggiungere da moglie e figli. Con quale faccia tosta li rimandiamo a casa, per tenerci magari i clandestini? Prima, dunque, si riassorbano i disoccupati e poi si riprendano i flussi».


Vanno sospesi anche taluni effetti della legge Bossi-Fini, come quelli sul permesso di soggiorno?

«E’ evidente. L’ha chiesto Epifani, gli si è risposto in malo modo, ma prescindendo da una corretta valutazione del problema. Chi, invece, ha preso in considerazione questi aspetti, ci sta davvero riflettendo, anche in ambito governativo o della maggioranza».

Privati del permesso di soggiorno i regolari finiscono nella clandestinità?

«Peggio, in carcere. Statistiche certificano che il 75% degli immigrati in carcere lo è non tanto perché ha commesso qualche atto delinquenziale, ma perché ha perso il permesso di soggiorno e, quindi, è stato intercettato nella condizione di clandestino».

Il vertice convocato dalla Provincia è importante o si risolverà nella solita passerella di esternazioni ed assicurazioni verbali?

«No, è importante. Il sindacato, almeno, lo valuta tale. In quella sede noi chiederemo anzitutto alla Provincia di raccogliere e tenere costantemente sotto controllo la dimensione della crisi occupazionale. Oggi, infatti, non si hanno dati precisi, perché al sindacato, ad esempio, non viene sempre data informazione sulla cassa integrazione e sulla mobilità».

E’ un problema di metodo, ma sui contenuti?

«Chiederemo alla Regione di sostenere prima l’artigianato, le piccolissime aziende, le cooperative, il commercio e quanti altri non possono beneficiare della cassa integrazione, e solo in un secondo momento le aziende che possono farvi ricorso. La cassa integrazione in deroga, di cui tanto si parla, va assicurata anzitutto a coloro che non possono godere di alcuna forma di protezione».

Per quanto tempo continuerà il massacro occupazionale che sta falcidiando la forza lavoro?

«Temo che l’apice sarà raggiunto da qui a fine anno».
(Pubblicato il 18 novembre sulla Tribuna di Treviso)


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