Paolino Barbiero propone di azzerare le quote di lavoratori consentite per i prossimi anni fino a quando non verranno integralmente riassunti tutti i lavoratori, italiani e stranieri, che a causa della crisi si sono ritrovati senza un posto di lavoro negli ultimi mesi. La proposta sembra piena di buon senso, e lo sarebbe se fossero veri due presupposti apparentemente scontati. Il primo è che i flussi servano davvero a regolare nuovi ingressi. Il secondo è che passata la crisi tutto tornerà come prima e le aziende riassumeranno gli stessi lavoratori che avevano licenziato nei mesi passati.
La realtà è però completamente diversa. Barbiero, che conosce le attività e i numeri dei patronati, sa bene infatti che il decreto flussi (che non a caso viene emesso a fine anno sia dai governi di destra che da quelli di sinistra) serve non tanto a consentire nuovi ingressi ma a regolarizzare chi è già entrato, lavora in nero, ha un datore di lavoro disposto ad assumerlo e si vede costretto ad uscire clandestinamente dall'Italia per rientrare in patria e ritirare finalmente il visto per lavoro.
Privo di ogni collegamento con la realtà è anche il secondo presupposto. La crisi infatti comporterà radicali ristrutturazioni aziendali e riorganizzazioni del sistema produttivo, come ad esempio è avvenuto in seguito quella del 2003/2004. Una volta superata la crisi, buona parte dei lavoratori oggi licenziati probabilmente verrà riassorbita in ambiti e settori molto diversi.
La moratoria dei flussi non è un provvedimento che possa realisticamente favorire il riassorbimento della forza lavoro in esubero. Davvero necessario e urgente è invece riformare il welfare prevedendo sistemi innovativi di sostegno al reddito per coloro che non possono usufruire degli ammortizzatori sociali tradizionali e di contributi per l'accompagnamento, la riqualificazione e il reinserimento lavorativo di tutti coloro hanno perso o perderanno il lavoro.
Per questo la posizione di Barbiero risponde più ad una sua esigenza di consenso tutta interna (strizzando l'occhio ai molti iscritti Cgil che votano Lega) piuttosto che ad un'effettiva volontà di offrire soluzioni concrete alla crisi occupazionale.
Perfino Sacconi precisa che la soluzione non è quella di una moratoria dei flussi e che l'unica restrizione potrebbe essere attuata nel settore industriale mantenendo intatte le quote destinate a badanti e stagionali.
La vera sfida, che necessita di un dialogo tra sindacati e Governo, è attuare la riforma del welfare rivedendo la previdenza e gli ammortizzatori sociali, oggi del tutto inadeguati a tutelare le nuove forme di lavoro e a combattere le nuove povertà. (Pubblicato il 21 novembre sul Corriere del Veneto e sul Gazzettino)
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