HomepageBiografiaAttivitàNewsDocumentiGalleriaMultimediaContattiLinks
 


05/03/2009
Venezia

Un atto dovuto di civilità che fa bene al malato, ai suoi familiari e al Servizio Sanitario Nazionale”. Preziosa l’esperienza trevigiana dell’ADVAR e dell’Hospice “casa dei Gelsi


Nella seduta del Consiglio regionale di oggi è stato approvato il progetto di legge: “Disposizioni per garantire le cure palliative ai malati in stato di inguaribilità avanzata o a fine vita e per sostenere la lotta al dolore” proposto da me insieme ad altri Consiglieri regionali del PD.
L’obiettivo della legge è quello di sviluppare e portare a livelli di adeguatezza ai bisogni della popolazione regionale il sistema delle cure palliative e di garantire in ogni luogo di cura un trattamento del dolore efficace a tutti i cittadini che ne hanno necessità. Un nucleo interdisciplinare per le cure palliative per ogni distretto Sociosanitario ed un Hospice per ogni azienda sanitaria, queste le nuove risorse ed i nuovi servizi che, con l’entrata in vigore della legge, dovranno essere assicurati in ogni Uls.

Le dimensioni della popolazione assistibile e dei suoi problemi di salute, rende l’approvazione di questa legge un atto dovuto di civilità. Punto di partenza è che le persone hanno diritto di vivere senza sofferenze inutili e di ricevere cure adeguate ai loro problemi di salute. Per tali principi lo sviluppo della lotta al dolore e l’offerta di cure palliative e di fine vita devono essere priorità dei servizi sociosanitari della Regione Veneto.

I dati rilevano che i destinatari della legge in Veneto sono alcune decine di migliaia, tra persone colpite da patologie neoplastiche in fase terminale e altri non in fase di inguaribilità: per garantire un governo del sistema d’offerta la legge prevede la costitituzione nelle Ulss di nuclei di operatori preparati che possano gestire servizi e fungere da referenti per il paziente e i suoi familiari.
La sofferenza fisica di alcuni pazienti è evitabile tramite la somministrazione di trattamenti farmacologici e questo va senz’altro a favore della qualità della vita. Ma questa legge non fa bene solo al malato, fa bene anche ai suoi familiari perché attraverso le cure di fine di vita, l’assistenza domiciliare e la formazione di personale specializzato, garantisce maggior attenzione alle dimensioni psicologiche e di tutela familiare. Infine fa bene anche al Servizio Sanitario Nazionale in quanto attualmente l’offerta palliativa è insufficiente e sostituita da un inappropriato ricorso all’ospedale con costi molto superiori a quelli necessari a coprire tutte le cure palliative.

Questa legge avvicinerà dunque il Veneto alla media dei Paesi europei più avanzati visto che oggi ben l’80% dei malati oncologici muore ancora in ospedale, lontano dalla famiglia, e solo in una minoranza dei reparti ospedalieri si provvede ad una corrente misura del dolore come parametro vitale.
Non si tratta solamente di attribuire nuove risorse, secondo una tradizione che aggiunge servizi, ma di riqualificare quelli esistenti. Una volta tanto il Veneto dà un contributo positivo ad un dibattito nazionale sul “fine vita” che spesso ha assunto connotazioni sterili e prive di senso.


Manda un tuo commento