Le iniziative che il governatore Giancarlo Galan ha avviato recentemente, anche andando contro gli indirizzi del governo nazionale sia sulla partita del patto di stabilità per il sociale che nel caso del no alla denuncia dei clandestini da parte dei medici, ci avevano fatto sperare in una nuova e coraggiosa fase di interesse alle questioni del socio-sanitario. Quello che abbiamo letto in questi giorni sulla stampa ci ha invece confermato che il coraggio di cambiare con interventi di programmazione strutturale per il bene dei cittadini veneti e di chi viene a curarsi da noi non c'è, ma non manca per azioni estemporanee che possono mettere a rischio la tenuta del sistema. Prima con la richiesta di risparmio di 120 milioni di euro ai direttori generali, adesso con l'idea di travasare risorse dalle Ulss più virtuose a quelle in rosso senza chiarire se si tratta di un intervento "una tantum", di un prestito o di un metodo definitivo, temiamo che il sistema collassi per mancanza di scelte organiche e strutturali. In assenza di un piano sociosanitario che risponda ai nuovi bisogni sociali e di salute, ma anche organizzativi e di coerenza tra le risorse disponibili e i servizi da garantire, si continua ad intervenire con una estemporaneità sconcertante, tentando di disturbare meno attori possibili (i politici) che non fanno scelte, e scaricando le responsabilità sui direttori generali. Se veramente serve risparmiare e razionalizzare, e noi ne siamo convinti, le strade sono altre. Innanzi tutto è necessario correggere i criteri di finanziamento delle Ulss, che in alcuni casi presentano enormi differenze ingiustificate, poi si deve agire sul fronte dei risparmi, a partire dai costi per le consulenze inutili, delle esternalizzazioni dei servizi che in questi anni hanno frammentato i servizi e perso in qualità perché nessuno controlla, verificare perché ci sono Ulss che a parità di servizio erogato spendono anche il 35% in più di altre per produrlo, iniziare da subito a individuare costi standard anche all'interno della nostra regione, senza aspettare Roma. Noi siamo per un federalismo solidale e responsabile, ma questo non vuol dire confermare spese storiche delle Ulss o tamponare i deficit e poi, a chi è stato virtuoso e magari ha fatto fare sacrifici anche al personale, chiedere di compensare le maggiori spese degli altri. Noi siamo interessati ad un nuovo percorso, più difficile ma strutturale, per salvaguardare il sistema e la sua qualità, per questo chiediamo al governatore di iniziare a lavorare sugli sprechi, se parlasse con chi ci lavora negli ospedali qualche idea se la farebbe anche lui. Resta solo da capire se interessa muoversi in questa direzione o se la politica, ancora una volta, preferisce marcare visita… |