Rifare completamente il Piano Regionale per le Attività di Cava. Questa è la proposta dell’Associazione Fare Veneto che oggi ha organizzato una conferenza stampa per presentare la piattaforma di lavoro per riscrivere il PRAC approvato dalla Giunta.
“Il suolo è una risorsa finita e non riproducibile: uno sviluppo sostenibile e duraturo deve essere raggiunto utilizzando progressivamente risorse rinnovabili – spiega Giuseppe Biscaro, Assessore alla gestione urbanistica, edilizia ed ecologia del Comune di Paese - L’obiettivo prioritario deve essere pertanto quello di limitare l’escavazione, riducendo il fabbisogno di materiale pregiato come la ghiaia delle cave trevigiane”.
“Un Piano delle attività di cava dovrebbe ridurre il materiale estratto per i prossimi 10-20 anni perché la tecnologia lo consente, perché soluzioni e materiali alternativi sono accessibili e possibili e comportano un notevole risparmio economico e ambientale - interviene Diego Bottacin - Il nuovo Piano Regionale per le Attività di Cava (PRAC), adottato dalla Giunta Regionale con un ritardo di 20 anni sui tempi previsti, non tiene conto di tutto questo, perche' figlio di una legge del 1982, precedente quindi all'evoluzione della normativa in fatto di tutela ambientale. La recente sentenza di condanna nei confronti dei quattro cavatori rende ancora più evidente l’inadeguatezza di questa vecchia legge e la necessità di elaborarne una più moderna, che tenga conto della sostenibilità ambientale e della limitatezza della risorsa, che introduca il concetto di concessione soggetta a canone anziché di indennità per le comunità interessate, e nella quale il parere dei Sindaci sia vincolante e non accessorio”.
La proposta è che prima venga ridiscussa e approvata una nuova legge di disciplina delle attività di cava e solo dopo possa essere costruito il PRAC sulla base dei nuovi principi e procedure definite. “Nel frattempo – conclude Bottacin - va imposta una assoluta e rigorsa moratoria di ogni nuova autorizzazione”. |