Ridicola la marcia indietro di Sandri sulla valutazione dei dirigenti ulss: ancora una volta tutti promossi, tutti bravissimi e tutti da premiare. Non ha importanza che un'ulss sia in deficit e l'altra in pareggio o in utile, che una offra gli stessi servizi spendendo la metà dell'altra, che una funzioni bene spendendo un terzo in meno di un'altra che, per giunta, funziona peggio, che una renda pubblici incarichi e consulenze come per legge e l'altra no, che le liste d'attesa di un'ulss siano dieci volte più lunghe di quelle di un'ulss vicina.
Sembra proprio che l'Assessore abbia detto tra sé e sé: "Io ci ho provato a introdurre qualche elemento di valutazione, ma viste le prime reazioni ho fatto retromarcia". Questa modalità è inaccettabile ed è il frutto perverso di un meccanismo che ha ormai lottizzato tutto. Non sono solo tutti i direttori generali ad avere, ognuno, la propria targhetta identificativa (Pdl di fede Galan, Pdl di rito Sernagiotto, Pdl aennino, Lega veronese, lega di fede Zaia, ecc.), ma anche direttori amministrativi, sociali, sanitari e ormai buona parte dei primari sono assoggettati, volenti o nolenti, a questa prassi. Questo è il vero cancro della sanità veneta e italiana.
Per questo motivo Sandri non è libero di esprimere nessuna valutazione perché se dovesse evidenziare l'inefficienza della gestione di un qualsiasi direttore generale, immediatamente scatterebbero le reazioni del suo sponsor politico.
Per mettere fine una volta per tutte a questa farsa, proporrò una legge per assegnare a un commissario esterno e terzo il compito di valutare l'operato dei dirigenti delle varie ulss, garantendo finalmente un giudizio imparziale e non subalterno alle logiche di lottizzazione politica. Per quest'anno, chiedo a Sandri, per non coprire di ridicolo se stesso e tutto il sistema sanitario regionale, di non assegnare a nessun direttore generale la parte di stipendio legata al risultato. |