Il giudizio sul Piano casa e' certamente negativo, sia dal punto di vista economico che dal punto di vista ambientale. La legge sul Piano casa nasce con finalita' anticicliche, con l'obiettivo dichiarato di contrastare la crisi. Obiettivo ben lontano dall'essere raggiunto per vari motivi: innanzitutto le richieste pervenute sono ad oggi pochissime, contrariamente alle previsioni di chi era convinto che questa legge avrebbe contribuito a rilanciare l'economia; in secondo luogo per il cosiddetto “effetto attesa” che si e' creato a causa della forte risonanza mediatica della legge e che ha indotto molte imprese edilizie a posticipare lavori ed investimenti nell'attesa appunto dell'approvazione del Piano casa. Ma il Piano casa ha potenzialmente danneggiato anche il mercato immobiliare, la cui mole gia' notevole di invenduto e' ora ancora piu' lontana dall'essere smaltita dal momento che i pochi che avevano intenzione di acquistare un'abitazione piu' grande potrebbero preferire di ampliare l'abitazione esistente.
Riassumendo, la legge prevede: per le abitazione l'ampliamento del 20% del volume esistente per gli immobili non residenziali l'ampliamento del 20% della superficie coperta
in deroga agli strumenti urbanistici vigenti, con esclusione delle abitazioni ed edifici ubicati nei centri storici o in aree di inedificabilità assoluta, ecc.
Entro il 30 ottobre, i Comuni dovranno decidere con quali limitazioni applicare la nuova legge. Se le amministrazioni locali non pongono limiti ci potrebbero essere effetti devastanti sul territorio. Per questo motivo, il suggerimento e' quello di creare vincoli rigidi e specifici tenendo conto della specificita' dei territori, in questo caso non piu' tutelati dai Piani urbanistici.
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