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27/10/2009
Milano

"Il bipolarismo a fine corsa"
di Michele Salvati


La Seconda Repubblica — e il bi­polarismo che ne è l’asse portante — hanno sempre avuto molti avversari. Avversari aperti e coerenti, soprattutto tra gli ex democristiani che oggi si raccolgono nell’Udc.
E anche avversari meno espli­citi, che per convenienza si so­no adattati al nuovo regime: molti ex socialisti ed ex demo­cristiani all’interno del Pdl e molti ex comunisti ed ex demo­cristiani all’interno del Pd. Si sono adattati, ma non ci credo­no: non credono che un siste­ma politico, il quale conduce a un «o di qua/o di là», alla desi­gnazione implicita ma chiara del capo del governo da parte degli elettori, sia adatto a un Pa­ese di guelfi e ghibellini com’è il nostro, a un Paese i cui citta­dini sono più esposti che altro­ve (ma è poi vero?) a ventate po­pulistiche.

Chi oggi sulla base delle re­centi vicende che hanno riguar­dato il nostro presidente del Consiglio — soprattutto delle sue reazioni alle sentenze della Corte costituzionale e del tribu­nale di Milano — parla di «emergenza democratica» ero­de il consenso per i fondamen­ti della Seconda Repubblica che sinora è stato prevalente. Se veramente si tratta di emer­genza democratica, se vera­mente siamo alle soglie di un regime autoritario, allora l’at­tuale impianto bipolare del no­stro sistema politico diviene un lusso che un sostenitore di una buona democrazia non si può concedere. L’apparente sil­logismo è questo: Berlusconi è un pericolo per la democrazia; il bipolarismo porta Berlusconi a prevalere nel confronto elet­torale. Conseguenza normati­va: eliminiamo il bipolarismo e torniamo alla Prima Repubbli­ca, a una rappresentanza pura­mente proporzionale, a gover­ni fatti e disfatti in Parlamento nel corso della legislatura.

Personalmente non credo ai primi due passaggi di questo pseudosillogismo e, di conse­guenza, alle sue conclusioni. Non credo che Berlusconi sia oggi un pericolo per la demo­crazia, se uno ragiona un poco sulle circostanze storiche nelle quali la democrazia è stata o può essere in pericolo. Credo invece che il nostro presidente del Consiglio, per i suoi conflit­ti di interesse e per le sue con­cezioni aziendalistiche e, dicia­mo così, un po’ spicce di come si governa, non sia adatto a ma­novrare correttamente i delica­ti meccanismi di una democra­zia costituzionale. E non credo che una logica bipolare condu­ca a una inevitabile prevalenza elettorale di Berlusconi o, più in generale, del centrodestra. Ma dove sta scritto? La sinistra ha appena vinto in Grecia e in Portogallo anche se, in questa fase storica, sono più numero­se le sconfitte delle vittorie. Ma ciò avviene perché essa non tro­va un messaggio vincente da presentare agli elettori: quan­do lo troverà, tornerà al gover­no.

Un poco come conseguenza di questo clima emergenziale, un poco per altri motivi, il so­stegno che il Pd (e in preceden­za l’Ulivo) aveva sempre dato al bipolarismo è oggi fortemente a rischio: è a rischio dopo la vit­toria di Bersani e il buon suc­cesso di Marino nel congresso open air che si è appena conclu­so. Marino sembra che condivi­da il clima di emergenza che ho prima descritto. Bersani, che probabilmente non lo con­divide, è un buon politico che ha come obiettivo prevalente quello che i segretari di partito di solito hanno: sconfiggere il più rapidamente possibile l’av­versario. Se ritiene, come mi sembra ritenga, che la via più breve sia quella di concedere al­l’Udc un sistema elettorale alla tedesca in cambio di una alle­anza vincente, nulla lo tratterrà dal concederla. Ed è possibile che la stessa maggiore probabi­lità di questa concessione già anticipi un fenomeno che si produrrebbe inevitabilmente se e quando il proporzionale ve­nisse introdotto: il convergere verso l’Udc di coloro che si tro­vano a disagio in un Pd bersa­niano (Rutelli?) o in un Pdl ber­lusconiano.

Se al clima emergenziale e al­la vittoria di Bersani nel con­gresso del Pd aggiungiamo le tensioni interne al Pdl, forse non è avventato pensare che la Seconda Repubblica abbia, se non i giorni, gli anni contati.


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