"A parole, la Fiom vuole difendere la dignità dei lavoratori. Io mi chiedo dove sia la dignità di un lavoratore quando questi si ritrova cassaintegrato o disoccupato".
Questo il commento del consigliere regionale veneto Diego Bottacin (PD) sulla chiusura della Fiom di fronte all'accordo offerto dalla Fiat a Pomegliano. "Una simile presa di posizione nel Veneto e in tutto il Nord sarebbe semplicemente impensabile, improponibile" continua Bottacin "Nel nostro sistema produttivo, infatti, i lavoratori dipendenti concorrono ai rischi di impresa come gli imprenditori, ognuno per la sua parte ed esiste un atteggiamento di corresponsabilità che qui, da tempo, è sentito come un valore: è esattamente quello che chiede la Fiat agli operai di Pomigliano, perché solo in questa ottica l'azienda può tornare a competere".
Il consigliere ha poi auspicato la vittoria del "sì" al referendum dei lavoratori, nonostante il "no" preventivo tuonato dalla Fiom. "Stiamo parlando di un'azienda che ha intenzione di riportare lavoro in Italia, in un momento di grave crisi economica ed industriale" continua Bottacin "E la Fiom si è schierata contro, a causa dei vincoli richiesti dalla Fiat. Mi auguro che l'accordo venga approvato con larga maggioranza, seppellendo gli irriducibili nostalgici dell'articolo 18 e dei "diritti senza doveri e responsabilità": l'anacronistico attaccamento alla logica del contratto unico nazionale (indipendentemente dalla situazione socio-economica locale, dal costo della vita, dai livelli di produttività) è una delle cause dell'arretratezza del nostro sistema economico e della nostra difficoltà ad affrontare i periodi di crisi. Il caso Fiom-Fiat ha portato alla luce alcune delle ultime resistenze conservatrici di un sistema di relazioni sindacali superato dalla storia, che non può sopravvivere nel mercato contemporaneo. Sono convinto che la vittoria dei Sì sarà netta e costituirà un segnale importante per tutte le regioni del Sud che devono affrontare - a loro beneficio - l'era del post assistenzialismo". |