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18/01/2011
Venezia

BOTTACIN SUI 150 ANNI DELL’UNITA’ D’ITALIA:
“SERVONO RIFORME CONCRETE E NON IDEE ANTI-ITALIANE E RETORICA STRUMENTALE”


“Sui festeggiamenti per i 150 anni dell’unità d’Italia, non so se sia peggiore l’atteggiamento anti-italiano della Lega o quello di insopportabile retorica di gran parte delle opposizioni”.
Diego Bottacin, consigliere regionale del Gruppo Misto (Verso Nord) interviene così a due giorni della discussione in consiglio regionale per approvare la legge che finanzia le celebrazioni venete per la riccorenza nazionale.

“Da una parte – prosegue Bottacin - c’è un Carroccio che, per prendere voti, agita  i veneti parlando di un federalismo che non arriva mai. Dall’altra, chi non ha mai sentito l’importanza di cantare l’inno nazionale, che non ha mai parlato di unità nazionale, adesso invece si inventa delle manifestazioni per ragioni puramente strumentali. A mia memoria non si è mail cantato l’inno nazionale in sede consigliare fino a pochi giorni fa. Come mai adesso più di qualcuno sente il desiderio irrefrenabile di cantarlo se non per retorica? Lo ha detto pochi giorni fa anche Giuseppe Covre ‘la ricorrenza dell’unità potrebbe fornire l’occasione per studiare e apprendere finalmente la sotira di questo paese’, e ancora ‘la nostra storia è usata come una clava nello scontro politico, per questo auspico una riflessione, un confonto serio ma fondato su fatti rigorosi’ e io sono d’accordo – aggiunge Bottacin -. Non amo le celebrazioni, frequento le ricorrenze, per dovere d’ufficio, solo quando necessario, trovo patetica e insopportabile certa pedagogia patriottica che ogni anno ripete, ad un pubblico ridotto ormai a soli ottuagenari, quanto importante sia insegnare alle giovani generazioni il sangue e il sacrificio pagato agli attuali patrii confini. Di peggio c’è solo una cosa: l’uso strumentale e fazioso, per ragioni di utilità politica, del sentimento di amor patrio. E purtroppo è solo questo che pervade, oggi, il confronto tra le forze politiche sulla celebrazione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia”.

“A salvare l’Unità del Paese – aggiunge -, non saranno le manifestazioni celebrative né il tasso di amor patrio che resiste nel cuore dei veneti. E’ ormai chiaro che l’idea che l’Italia si possa dividere e che ciò sia per noi veneti conveniente, è ormai un’idea che prende corpo in tutti gli ambiti. Perché allora non usare l’occasione del 150° per una riflessione semplice, cruda, fatta di analisi, numeri, e scenari socioeconomici? Chiamamo degli esperti a rispondere, con dati, a questa domanda: ma se noi veneti (con lombardi, piemontesi, friulani e trentini) ci dividiamo dal resto d’Italia staremo meglio o peggio? Io la mia idea ce l’ho. Sono convinto che l’Italia abbia bisogno urgente di riforme, a partire da quella federale e che il prezzo di scarsa competitività, inefficienza e assistenzialismo che paghiamo sia intollerabile. Ma anche che per noi sia di gran lunga preferibile cercare di cambiarla piuttosto che lasciarla. E che a tenerla insieme sarà, prima ancora che un imperativo sentimentale, una concretissima convenienza. Per noi e per i nostri figli”.

“La scarsa simpatia per le celebrazioni in genere non mi impedisce certo di capire quanto importante sia, per una comunità, potersi riconoscere in simboli comuni e partecipare a riti celebrativi della propria identità. Per questo – conclude - mi auguro che la polemica si chiuda presto e che si decida, con sobrietà e senza eccessi, un programma di manifestazioni commemorative anche nel Veneto comandato dalla Lega e per questo il provvedimento in discussione avrà il mio voto favorevole”.


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