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Venezia
Bottacin: «Liste d’attesa, guai a tutelare principi astratti al posto dei diritti delle persone»
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«Una legge per garantire ai cittadini tempi di attesa non superiori ai 30 giorni per le prestazioni sanitarie la vuole tutto il Centrosinistra veneto, non solo il sottoscritto. Il pdl 62 del 2005 per una nuova governace della Sanità veneta porta infatti, oltre alla mia, le firme del leader dell’Unione in Consiglio regionale Massimo Carraro e dei consiglieri Frigo, Gallo, Zabotti, Covi, Bettin, Atalmi, Pettenò, Tiozzo, Berlato Sella, Bonfante, Marchese e Trento». Lo precisa il consigliere regionale della Margherita-Uniti nell’Ulivo Diego Bottacin, in risposta alle critiche all’art. 6 del progetto di legge, il quale stabilisce che qualora il termine dei 30 giorni venga superato la prestazione sanitaria debba essere erogata dalla Ulss di appartenenza o dall’Ulss a cui è stata richiesta la prestazione entro le successive 36 ore, nell’ambito dell’attività libero-professionale intramuraria, senza oneri aggiuntivi per il cittadino «Tale meccanismo obbliga il Pubblico a cercare di rispettare il termine dei 30 giorni e tutela il diritto del cittadino ad avere le prestazioni sociosanitarie in tempi ragionevoli. Francamente non ci vedo niente di scandaloso. Chi critica questa proposta si chieda se il suo obiettivo è tutelare il principio astratto della Sanità pubblica o tutelare nel concreto i diritti della gente – afferma Bottacin – Ritengo che ai cittadini non interessi affatto se la prestazione la ricevono al Ca’ Foncello o al S. Camillo, interessi piuttosto non dover aspettare 5 mesi per una mammografia o 8 per una visita oculistica. La discriminazione tra cittadini di serie A e di serie B l’abbiamo ora, quando chi ha i soldi si rivolge subito al Privato, chi non li ha aspetta mesi e mesi. Con la proposta dei 30 giorni, invece, tutti hanno la possibilità di avere gratuitamente la prestazione sanitaria in tempi ragionevoli.» Per il consigliere della Margherita è inoltre ora di dire basta «alla contrapposizione ideologica tra un presunto bisogno di più Sanità privata e un presunto bisogno di più Sanità pubblica, in cui si sono incagliate maggioranza e opposizione in Regione e in cui, a quanto pare, s’incagliano pure i sindacati». «C’è un mito che va sfatato: in Veneto la Sanità privata totalmente al di fuori della competenza regionale non esiste, se non in una percentuale trascurabile e volta a soddisfare il fabbisogno di una ristrettissima cerchia di utenti facoltosi – spiega il consigliere della Margherita - Il sistema sanitario veneto è, insomma, interamente pubblico (è solo il Pubblico che programma e che paga), in quanto è alla Regione che spetta decidere quali servizi deve gestire il Pubblico e quali il Privato. La questione dunque va affrontata in termini nuovi: il vero problema non è quanto Privato facciamo entrare nella Sanità regionale ma dare un servizio efficace ed efficiente al cittadino, evitando doppioni e dunque costi inutili per la collettività e riducendo finalmente le liste d’attesa che contraddicono il diritto costituzionale alla salute e il principio di universalità tipico del nostro sistema».
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