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10/02/2011
Treviso

VENETO: QUATTRO REGOLE
PER MIGLIORARE DAVVERO IL TRASPORTO PUBBLICO


Trasporto Pubblico Locale: più ancora dei soldi manca la volontà di cambiare un sistema vecchio e inefficiente, dove le aree servite sono ancora quelle di trent’anni fa, dove chi fa le regole è anche chi gestisce, dove albergano carrozzoni, rendite e clientele.
E’ urgente individuare un unico regolatore (la Regione), due bacini gravitanti sui poli VR-VI da un lato e PD-VE-TV dall’altro, fare una vera gara europea per scegliere un gestore capace di allestire e far funzionare un servizio moderno, urbano, di standard europeo. E’ possibile, è urgente, ma bisogna superare le rendite e le resistenze dei cento campanili.
Il taglio del 25% dei contributi ordinari al trasporto pubblico locale nel Veneto ha scatenato la reazione delle aziende che gestiscono il servizio (sono più di 40 nella regione), degli enti locali (Comuni e Province) che regolano, dei sindacati e delle associazioni degli utenti. Reazione giustificata perché un taglio repentino di tale entità non è sopportabile né gestibile.
Ma siamo sicuri che, se invece di tagliare fossimo nelle condizioni di aumentare il contributo all’attuale sistema di trasporto pubblico locale avremo un guadagno in qualità ed efficienza del servizio? Sono convinto di no.
E’ facilmente dimostrabile che il rilevante incremento del contributo che le aziende hanno avuto nel 2008 non si è tradotto né in nuove linee, né in maggiore frequenza, né in migliore comfort di viaggio.
E’ il sistema, infatti, a essere totalmente inadeguato a rispondere al bisogno di mobilità del Veneto attuale. Per diverse ragioni. Due le principali:
1. Il sistema di remunerazione pubblica dei gestori del servizio, basata sui chilometri serviti l’anno precedente, ostacola ogni innovazione ed ha impedito che un sistema nato e modellatosi per il Veneto di trent’anni fa, si adattasse all’attuale sistema insediativo completamente trasformato e alle abitudini/esigenze di spostamento anch’esse radicalmente diverse da allora. Così molto spesso le aree di più recente urbanizzazione a più elevato bisogno di mobilità quotidiana (per la maggior presenza di coppie giovani con figli) sono peggio servite di quelle storiche con minor domanda di mobilità e anche la cadenza delle corse risponde ancora quasi solo a chi si sposta con orario fisso, incurante della crescente flessibilità degli spostamenti per lavoro.
2. La frammentazione dei gestori e l’imbarazzante commistione  regolatore/gestore: nel Veneto il trasporto pubblico su gomma è affidato a 43 aziende di trasporto (con 43 diversi biglietti, 43 orari pubblicati in posti e con modalità diverse, ecc). Di queste, 13 sono aziende interamente pubbliche, di proprietà degli enti locali, che sono anche i regolatori del servizio. Sono perciò i proprietari delle aziende di trasporto che decidono a chi affidare il servizio. L’esito è scontato. E per questo motivo nessuna gara è stata fatta, nessun significativo accorpamento è stato realizzato. Prevale il campanile, vince la logica del carrozzone. E poco consola, che in altre Regioni italiane ci siano carrozzoni anche peggiori. Il confronto va fatto con Berlino, Barcellona, Strasburgo e non con Napoli o Palermo.
E’ per questa ragione, che il servizio di trasporto pubblico nel Veneto, indipendentemente da tagli o aumenti dei contributi, continuerà ad essere un servizio di pessima qualità, che serve male il territorio, rende impossibile gli spostamenti agli utenti “moderni”, che risponde più all’esigenza di conservazione del sistema-carrozzoni che alle richieste degli utenti.
Cosa è più urgente fare per dare al Veneto un servizio adeguato alle attuali esigenze di mobilità? Ecco quattro proposte, che ho suggerito all’assessore Chisso:
1. Definire con legge la Regione quale unico regolatore del Trasporto Pubblico Locale;
2. Azzerare l’attuale sistema di distribuzione delle linee e dei chilometri basati sulla “spesa storica” e ridisegnarlo completamente da zero sulla base dei flussi attuali di mobilità quotidiana. Sono utilissimi a tal fine gli studi recentemente fatti dall’OCSE sulla città metropolitana;
3. Individuare due bacini metropolitani, quello del Veneto centrale che comprende la gran parte delle province di Padova, Venezia e Treviso e quello occidentale che comprende la gran parte delle province di Vicenza e Verona, un bacino montano che comprende la provincia di Belluno e le aree montane del trevigiano, vicentino, veronese, un bacino polesano esteso alle aree meno densamente abitate della bassa padovana e del veneziano;
4. Selezionare quattro gestori, uno per bacino, per il servizio integrato gomma-ferro-acqua attraverso una vera gara europea, che metta in concorrenza chi fa da anni con qualità ed efficienza questo servizio.
Il vero assente nell’attuale politica veneta dei trasporti (ma vale anche per tutto il sistema dei servizi pubblici e all’impresa) è la città. Chi abita o lavora oggi a Conegliano, a Castelfranco, a Chioggia o a Cittadella al pari di chi vive o lavora a Mestre o a Padova ha bisogno di un servizio di trasporto pubblico di rango metropolitano: cadenzato, integrato, con un solo orario e un solo biglietto. Lo stesso esempio si può fare per Bassano e Villafranca rispetto a Verona-Vicenza. Questo è il salto di qualità di cui ha bisogno il Veneto.
La drammatica crisi finanziaria, che rischia di soffocare definitivamente un sistema sgangherato e inefficiente può rappresentare anche una grande opportunità per compiere scelte coraggiose per una vera modernizzazione. Questa è la sfida importante, che dovrebbe essere colta dalla politica regionale. Ma è di fronte al livello di questa sfida, che appare in tutta evidenza tanto la fragilità e l’inadeguatezza della visione provinciale e antiurbana della classe dirigente leghista quanto l’afona subalternità del Pdl.
Chi ha davvero a cuore un Veneto capace di competere con le altre grandi regioni europee batta un colpo!

 

 


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