«Dopo nove anni di gestazione, la montagna ha partorito un topolino: il nuovo piano sociosanitario regionale, che, letti i contenuti, indicare come “nuovo” e “piano” è un insulto alla realtà dei fatti e alla lingua italiana. Le aspettative erano enormi, pari solo, purtroppo, alla delusione nel vedere un testo che sciorina qualche buona intenzione e niente di più. Il bisogno di Tosi di accendere su di lui i riflettori mediatici in vista della candidatura a sindaco di Verona è l’unico vero motivo che lo ha spinto a varare in tutta fretta un piano, buono per ottenere titoli sui giornali ma non per migliorare la sanità veneta. D’altronde è più di un mese che Tosi ha inaugurato le riforme del sistema sociosanitario via comunicato stampa.» Lo afferma Diego Bottacin, vicepresidente della V Commissione regionale sulla Sanità.
«Un piano sociosanitario che sia degno di questo nome dovrebbe contenere scelte definite, scelte coraggiose, non principi generali, anche buoni, ma che dicono tutto e niente – continua Diego Bottacin - Ad esempio, sottolineare la necessità di costituire aree vaste di cardiochirurgia o chirurgia vascolare non basta, bisogna dire dove vanno fatte queste aree vaste, accorpando quali reparti di quali ospedali. Stessa valutazione per il numero dei posti letto negli ospedali. Il piano dice che bisognerà ridurli ma non individua né i criteri né dove vanno tagliati. Sono anni che la giunta Galan dice che “bisogna riorganizzare la sanità regionale” ma non dice come, né stabilisce alcuna priorità. Perché il piano di Tosi non parla di cose precise, di quanti soldi destinare alla sanità territoriale o dei criteri per un riparto più equo delle risorse tra le varie Ulss? O di quali scelte fare per contenere la spesa senza penalizzare i servizi, come e in quanto tempo ridurre le liste di attesa…?»
Dall’analisi del documento effettuata dall’esponente del gruppo Ulivo-Partito Democratico Veneto niente di tutto ciò è desumibile dal piano, che invece di essere uno strumento di programmazione effettiva, risulta una fotografia dell’esistente e l’elenco delle buone intenzioni. «Dal piano sociosanitario manca inoltre qualsiasi riferimento alla riforma essenziale, quella relativa alla governance – rincara Bottacin – Chi deve governare la Sanità del Veneto? Secondo noi, il territorio, le comunità locali, i sindaci, devono avere più voce in capitolo nelle scelte. Per questo nella nostra proposta di legge, presentata oltre un anno fa, avevamo proposto di riportare a livello territoriale, nell’ambito nella conferenza dei sindaci, la scelta dei direttori generali e la programmazione della sanità territoriale, che deve poter rientrare nei piani di zona.»
Proposte precise, quelle dell’Ulivo, che risaltano ancor di più se messe in relazione con l’assenza di contenuti del piano di Tosi. «In ogni caso – conclude Bottacin – il rimodellamento del sistema sanitario veneto dovrà essere operato dalla giunta in collaborazione con il consiglio regionale. Non pensi la giunta di cavarsela con un piano all’acqua di rose, privo di contenuti decisionali, per poi fare alto e basso con la Sanità veneta, in modo arbitrario e discrezionale, in giunta. Ci ha già provato con la delibera “taglia reparti” e li abbiamo fermati. Siamo pronti ancora a dare battaglia.»
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