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Padova, 05/04/2007
La limitazione all’orario di vendita degli alcolici è una misura efficace contro l’abuso di alcol tr
L’Organizzazione Mondiale della Sanità sostiene che applicare limiti di età alla vendita di alcolici si è dimostrato uno strumento efficace nella riduzione del consumo di bevande alcoliche tra i giovani, che oltretutto in Italia è in forte aumento. La Finanziaria 2007, all’art. 90, ha disposto la modifica dell’art. 689 del codice penale, portando da 16 a 18 anni l’età sotto la quale è sanzionabile la somministrazione in locali pubblici di bevande alcoliche. Strumenti altrettanto efficaci, secondo l’OMS, sono infatti la limitazione del numero delle rivendite di alcolici e il restringimento delle ore di vendita. Indicazioni, queste, accolte sia dalla Finanziaria (l’art. 90 estende alle 24 ore il divieto di vendere e somministrare bevande alcoliche nelle aree di servizio situate lungo le autostrade) sia da un disegno di legge regionale, che istituisce il divieto di vendita, anche per l’asporto, di alcol dopo l’una di notte. Sono indicazioni, quelle dell’OMS, messe nero su bianco nel Framework for alcohol policy per le regioni europee, documento approvato nel 2005 che elenca una serie di iniziative per la lotta all’abuso di alcool basate su evidenze scientifiche. In particolare, il punto 52: “Un forte risultato può essere ottenuto restringendo la disponibilità (di alcol, ndr) attraverso un’effettiva politica di tassazione, limitando il numero di rivendite di alcolici e le ore di vendita. Questo riguarda gli esercizi autorizzati come ristoranti, bar, pub, ma anche quei negozi che vendono alcool…”. E il 53: “La disponibilità gioca un ruolo particolarmente importante nel caso dei giovani, dove è provato che l’applicazione di limiti di età nella vendita di alcool è uno strumento efficace nel ridurre il bere…” Il consumo di alcol in Europa ha, del resto, dei costi sociali enormi, stimati in ben 125 miliardi di euro (dato 2003), equivalenti a 650 euro a famiglia e all’1,3% del PIL europeo. Lo rileva uno studio del giugno 2006, effettuato per conto della Commissione Europea dall’Institute of Alcohol Studies, secondo cui l’alcool è responsabile del 7,4% di tutte le disabilità e delle morti premature. Infatti, assieme alla velocità, è la prima causa degli incidenti e delle morti sulle strade, le cui vittime in Europa sono 10 mila ogni anno. Le evidenze scientifiche ci portano, insomma, a una sola conclusione: il disegno di legge sulla limitazione dell’orario di vendita degli alcolici, già approvato dalla III Commissione regionale, deve diventare legge della Regione Veneto al più presto. Tanto più che proprio il Veneto è la prima regione italiana per consumo di alcol. Prive di senso sono le obiezioni al progetto di legge che si autodefiniscono anti-proibizioniste. Mettere delle regole e declinare tali regole empiricamente sui migliori risultati ottenuti in termini di salute pubblica negli altri Paesi è infatti l’esatto contrario del proibizionismo. Anche i “cultori del buon bere”, come lo stesso Zaia, dovrebbe essere favorevoli a norme più restrittive in grado di arginare fenomeni non certo assimilabili alla cultura del “buon bere”. L’Istat rileva che negli ultimi 8 anni, nel nostro Paese, sono aumentati in modo significativo gli stili di consumo più pericolosi per la salute: è cresciuto l’uso di alcol tra i giovanissimi (quasi un quinto, il 19,5%, dei ragazzi di 11-15 anni ha assunto alcolici negli ultimi 12 mesi!) e sono cresciuti il consumo di alcolici fuori pasto e gli episodi di ubriacatura (binge drinking), fenomeni finora tipici dei Paesi del Nord Europa. Regole più restrittive dunque possono rendere un ottimo servizio alla cultura del “buon bere”, ottenendo quei risultati in termini di salute pubblica che le campagne di educazione e di sensibilizzazione, da sole, non sono in grado di raggiungere. È infatti dimostrato che queste campagne hanno una bassissima efficacia nel produrre modifiche dei comportamenti. Ciò non significa che non si debbano fare, ma che vanno accompagnate da provvedimenti più efficaci nel breve termine. Purtroppo però oggi prevale la voglia di investire denaro pubblico in campagne di comunicazione, che hanno un ritorno di immagine certo per il politico di turno, piuttosto che in pacchetti di provvedimenti restrittivi, i quali non pagano in termini di consenso elettorale. Quanto al timore delle categorie economiche che il divieto di vendere alcol dopo l’1 di notte comporti la fuga dei turisti dalle coste o dalle montagne venete dico che sono pronto a scommettere che ciò non accadrà. Infatti, come per me e la mia famiglia, nella scelta del luogo di villeggiatura l’ultima preoccupazione è andare a vedere se vi si potrà trovare un bicchiere di vino dopo l’1 di notte, così è per la stragrande maggioranza dei turisti che vengono a visitare le meraviglie della nostra terra. Non sarà certo la possibilità o meno di bere un bicchierino di grappa a notte inoltrata che li terrà lontani dalle bellezze delle spiagge adriatiche o dalle Dolomiti o, ancora, dalle nostre città d’arte, che non hanno eguali né in Slovenia né in Croazia.

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