L’ingiustificata virulenza dell’attacco del vicegovernatore Luca Zaia contro i settimanali diocesani L’Azione e La Vita del Popolo è solo il (vano) tentativo di nascondere la sua chilometrica coda di paglia.
Sono convinto che il giusto costo di una buona politica sia il miglior investimento che una comunità possa fare per se stessa e per il suo futuro e che non esista spreco maggiore che pagare, magari male, amministratori pubblici inetti e incapaci perché i danni, non solo economici, che questi sono in grado di provocare sono enormi e devastanti.
Ciò premesso, rilevo che i due settimanali diocesani trevigiani hanno posto il problema dei costi della politica nostrana in modo giornalisticamente serio e corretto, evitando il rischio di cadere nella facile demagogia. Pertanto la reazione di Zaia, peraltro mai citato nel servizio, è spropositata al punto da configurarsi come un pesante atto intimidatorio. Un ennesimo saggio, insomma, di cattiva politica.
Il fenomeno degli sprechi pubblici non va infatti risolto alzando la voce contro chi denuncia fatti il più delle volte veri e inconfutabili. Va risolto invece pagando la politica il giusto e stabilendo meccanismi di controllo efficaci sugli sprechi e di piena trasparenza sull’operato degli amministratori pubblici affinché possano essere davvero giudicati dagli amministrati.
A questo proposito, il funzionamento della politica e della pubblica amministrazione negli altri Paesi europei può essere un ottimo punto di riferimento per tutti coloro che, all’interno delle istituzioni, sono impegnati nel titanico compito di raddrizzare il nostro sistema. La prima grande differenza che salta all’occhio è il numero di livelli di governo intermedi tra Stato e Comuni che abbiamo in Italia: in nessuno degli altri grandi Paesi democratici ce ne sono due, come da noi, province e regioni, ma in genere ce n’è uno solo. Senza contare, poi, il proliferare a casa nostra di ulteriori enti intermedi - consorzi, bacini, comunità montane, ambiti ottimali, società di gestione: i mille rivoli in cui finisce la spesa pubblica, i soldi di tutti. Queste sono le storture che vanno corrette.
E questa è una delle battaglie che sto combattendo in Regione. Più in dettaglio, sto lavorando alla costituzione di un gruppo di lavoro che non solo analizzi i costi delle diverse funzioni regionali ma soprattutto li parametri con i costi sostenuti per le stesse attività dalle istituzioni di altri Paesi europei. Così da dare un parametro di valutazione oggettiva ai cittadini e fare in modo che le conseguenti proposte di taglio delle spese siano saldamente ancorate all’esperienza concreta di altre realtà, evitando ogni cedimento alla facile demagogia.
Chiudo con un’ultima riflessione sulla coda di paglia di Zaia. Che è lunghissima, dicevo, proprio perché è stato lui per primo a cancellare, quando era presidente della Provincia di Treviso, qualsiasi confine tra comunicazione istituzionale e propaganda politica, facendosi velo con il sacrosanto dovere di informare i cittadini per fare mera promozione dell’immagine di singoli amministratori e del partito politico di riferimento. Il metodo Zaia è successivamente dilagato perché, purtroppo, le regole della concorrenza elettorale hanno imposto anche ai concorrenti di adeguarsi in fretta per poter competere ad armi pari.
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